Nell’Italia senza eroi da romanzo, i veri personaggi diventano gli autori C’era una volta la società e c’era una volta anche l’individuo. Sul presente e sul prossimo futuro non faccio ipotesi. Ci provai quasi un quarto di secolo fa, nel 1989, quando mi decisi a parlare di postmoderno: ma la formula usata, benché suggestiva, era piuttosto esagerata. Definivo il postmoderno “una non-società senza individui”. Forse pensavo alla tendenza più che alla realtà, pensavo cioè a qualcosa che si annunciava, che andava oltre il postmoderno, già allora un limone spremuto. Al di là delle provocazioni e delle esagerazioni, qualcosa comunque tuttora si nota. Alfonso Berardinelli 17 NOV 2013
L’Italia sempre eguale Passano i decenni, passano i secoli, ma l’Italia è sempre uguale. Vero o falso? Noi non vogliamo crederci, ma per gli stranieri è cosa ovvia. Gli italiani parlano, si esprimono, litigano: e questa esagitazione emotiva, verbale e retorica crea un’impressione di dinamismo. E’ mezzo secolo che sento parlare di riforme e modernizzazione. La modernizzazione è stata fatale, ma le riforme che dovevano governarla sono rimaste un proposito, un sogno. La società si muove come può, si muove passivamente, per impulso esterno. Lo stato rimane fermo e i partiti sono i suoi parassiti. Alfonso Berardinelli 31 OTT 2013
L’Italia sempre eguale Passano i decenni, passano i secoli, ma l’Italia è sempre uguale. Vero o falso? Noi non vogliamo crederci, ma per gli stranieri è cosa ovvia. Gli italiani parlano, si esprimono, litigano: e questa esagitazione emotiva, verbale e retorica crea un’impressione di dinamismo. E’ mezzo secolo che sento parlare di riforme e modernizzazione. La modernizzazione è stata fatale, ma le riforme che dovevano governarla sono rimaste un proposito, un sogno. La società si muove come può, si muove passivamente, per impulso esterno. Lo stato rimane fermo e i partiti sono i suoi parassiti. Alfonso Berardinelli 31 OTT 2013
Intellò, ridicoli e stronzi Chi come me ha cominciato, da liceale, a discutere con gli amici di Sartre e Camus (“Sartre o Camus?”) non resiste a una copertina come l’ultima di MicroMega con le immagini dei due filosofi-scrittori e con il titolo: “L’intellettuale e l’impegno”. Da un po’ di tempo non riesco a pensare niente su questo tema. Non so bene che cos’è un intellettuale (quello che so mi piace poco) e quanto all’impegno mi chiedo subito “quale impegno, come, perché, con chi ecc.”. Gli intellettuali oggi sono massa più che élite, sono un ceto, una corporazione, una serie di corporazioni, più che degli individui. Alfonso Berardinelli 13 SET 2013
E' la biopolitica, bellezza L’intellettuale di oggi, che non riesce più a definirsi e dubita della propria esistenza, sperimenta una forma di frustrazione del tutto nuova: non sa che cosa pensare e gli sfuggono i mezzi per farlo. Merita comprensione, povero intellettuale. Non capirci nulla è quanto di peggio gli potesse capitare. Alfonso Berardinelli 26 LUG 2013
Perché a noi italiani farebbe bene riscoprire l’etica sociale di Hume Da diversi anni mi rallegro del lento ma sicuro declino della filosofia cosiddetta “continentale” e del suo gergo, a vantaggio delle correnti che dominano il pensiero anglosassone: empirismo, pragmatismo, filosofia analitica. Quando trenta o quarant’anni fa gli ex marxisti rivoluzionari hanno voltato le spalle alle teorie per avventurarsi nel gran mare della Filosofia maiuscola, pur di saziare il loro estremismo frustrato, scelsero l’ontologia, la metafisica, la teologia, le sapienze esclusive e occulte. E’ stata, questa, una delle forme prevalenti di quel fenomeno culturale da molti chiamato postmodernismo. Alfonso Berardinelli 12 MAG 2013
Il demone del libro Quando Roberto Calasso si produce in sapienze iniziatiche, metafisiche e mitologiche lascia perplessi per diverse ragioni: perché non sembrano materia adatta alla narrativa né alla saggistica occidentali moderne; perché non si riesce facilmente a credere nella sua autorità e competenza; perché non si vede esattamente il motivo di una tale esibizione erudita in campi in cui l’erudizione, per quanto ardente, non conta poi molto. Ma quando Calasso, editore geniale e autore di singolare originalità, parla di editoria, allora le cose cambiano. Alfonso Berardinelli 29 APR 2013
Roma, Firenze, Venezia. Ovvero come la politica può far male all’arte Da un libro come “Le pietre e il popolo” di Tomaso Montanari (minimum fax, 164 pp., euro 12) si imparano molte cose. Alcune ci vengono dette nel modo più chiaro, documentato e indignato dallo stesso autore, quarantenne storico dell’arte, autore di libri e pamphlet, collaboratore del Fatto e del Corriere della Sera. La prima cosa che si impara, la più generale, è che il “valore civico” di tutto ciò che c’è nelle nostre meravigliose città d’arte viene oggi sempre più sottratto alla comunità per essere trasformato in proprietà privata gestita per fini di lucro. Le città italiane sono ridotte progressivamente a luna park. Il bene comune diventa dominio privato e merce. Alfonso Berardinelli 11 APR 2013
Il trauma liberatorio di B-XVI declamato con i versi di T. S. Eliot DIMISSIONI DIMISSIONI DIMISSIONI. Così T. S. Eliot concludeva una sua poesia del 1931-’32, “Difficoltà di un uomo di stato”. Poesia di quelle massimamente prosastiche, in apparenza senza stile, parodisticamente declamata e declamabile, i cui primi versi, se sono versi, suonano così: “Gridare cosa dovrei gridare? / La carne è erba: compresi / I Camerati dell’Ordine del Bagno, i Paladini dell’Impero Britannico, i Cavalieri, / Cavalieri! Della Legion d’Onore, / L’Ordine dell’Aquila Nera (prima e seconda classe), / E l’Ordine del Sol Levante. / Gridare gridare cosa dovrei gridare? / La prima cosa da fare è formare le commissioni: / I consigli di consulta, le commissioni permanenti, le commissioni d’inchiesta e le sottocommissioni. / Un segretario solo andrà bene per molte commissioni. / Cosa dovrei gridare?”. Leggi “Sarà la fine del cristianesimo occidentale o l’alba del sud?” Alfonso Berardinelli 21 FEB 2013
L’arrogante umiltà di Don Chisciotte e ciò che rivelano i suoi baffi Messe per un momento da parte le sue dichiarazioni e la sua pittura, se c’è una cosa che si sopporta poco in Salvador Dalí sono i suoi baffi. Sono baffi rivolti istericamente all’insù, baffi eretti e rigidi come lame. Baffi nei quali, nonostante il surrealismo con la sua presupposta saggezza, sembra che torni piuttosto la spavalderia facinorosa di Filippo Tommaso Marinetti, un genio non immune dall’imbecillità. Baffi del genere sono proprio baffi d’avanguardia, baffi vincenti e trionfali, “a passo di corsa” verso il futuro. I baffi di Dalí esprimerebbero una tipica fierezza ispanica? C’è da dubitarne. Alfonso Berardinelli 17 FEB 2013